di Linda Cappello
Arriverà nelle prossime ore il verdetto della Corte di Cassazione in relazione alla vicenda della bambina nata morta nel 2016 all’ospedale Di Venere, per un cesareo effettuato in ritardo dopo una lite fra due medici. Il procuratore generale ha chiesto l annullamento dell’ assoluzione pronunciata dai giudici d’appello nei confronti di due ginecologi, chiedendo però al tempo stesso di dichiarare la prescrizione del reato . Per tutti l accusa era quella di omicidio colposo.
Chiesta l’inammissibilità del ricorso per per l’anestesista Antonio Simone – condannato a 8 mesi – il quale però, qualora i giudici dovessero pronunciarsi nel merito ,potrà comunque beneficiare della prescrizione, e l’accoglimento del ricorso dell’allora primario di chirurgia generale Francesco Puglisi, assolto in primo grado e condannato in appello al solo risarcimento delle parti civili.
Quel giorno tutte le sale operatorie del reparto di ostetricia erano occupate, la gestante doveva essere necessariamente sottoposta ad un cesareo d’urgenza: Simone, l’anestesista, chiese a Puglisi, al suo primo giorno di primario, la disponibilità di una sala operatoria, che però quest’ultimo negò poiché aveva un intervento chirurgico urgente già programmato. L’ultimo tracciato, effettuato alle 10.38, dava leggeri segni di sofferenza fetale ma il cesareo fu posticipato di un’ora, dalle 11 alle 12 : purtroppo la bimba venne alla luce senza vita. La Asl ha già risarcito i genitori della bambina con 400mila euro.