Il dg di asset Puglia è accusato di corruzione e turbativa d’asta
Con la richiesta di costituzione a parte civile della Regione Puglia, del Comune di Ordona e del commissario di governo per il dissesto idrogeologico della Regione Puglia, è cominciato a Bari il processo su un presunto giro di appalti truccati che vede alla sbarra 11 imputati. Tra loro anche il direttore di Asset Puglia Elio Sannicandro, raggiunto nel novembre scorso da un’interdizione dalle pubbliche funzioni per 12 mesi, poi revocata. L’ingegnere barese è accusato di aver ricevuto una presunta tangente da 60mila euro dall’imprenditore di Lucera, Antonio De Carlo, in cambio dell’appalto per i lavori al torrente Picone e della Lama Lamasinata a Bari. Oggi la procura ha chiesto la trascrizione di alcune intercettazioni e ha prodotto alcuni documenti che sono entrati a far parte del fascicolo del dibattimento. Le accuse contestati agli imputati a vario titolo sono turbativa d’asta e corruzione. Sannicandro ha sempre fermamente respinto le accuse. Parte dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari è poi finita a Foggia, nella cui provincia si sarebbero consumati alcuni dei presunti episodi di corruzione. Nei confronti di Sannicandro è caduta l’interdizione per un anno dai pubblici uffici, disposta dal gip a novembre 2023 e durata fino a luglio, quando è tornato alla guida dell’Agenzia regionale strategica per lo sviluppo ecosostenibile per il territorio. La Regione Puglia in questo processo si è costituita parte civile per i capi d’imputazione che non riguardano Sannicandro, per i quali è invece costituito il commissario di governo per il dissesto idrogeologico. L’udienza è stata rinviata al prossimo 12 novembre per permettere alle difese di esaminare intercettazioni e documenti.