I 200 milioni previsti dall’ultimo decreto non bastano
In attesa dell’incontro al Mimit per la discussione sull’accordo di programma, Fim, Fiom e Uilm
richiamano l’attenzione sulla necessità di garantire la continuità produttiva dello stabilimento ex Ilva di Taranto, condizione che ritengono imprescindibile per ogni progetto di riconversione ecologica.
“Senza continuità produttiva non potrà esserci nessuna decarbonizzazione”, avvertono i sindacati, preoccupati per la situazione degli impianti: l’incidente all’Altoforno 1, la mancata ripartenza dell’Afo2, le criticità sull’Afo4 e l’assenza di un piano di manutenzione rischiano di compromettere definitivamente il sito. Fim, Fiom e Uilm chiedono al governo un impegno concreto con risorse adeguate: “I 200 milioni previsti dall’ultimo decreto non bastano – dicono -. Serve un piano finanziario per mettere in sicurezza gli impianti e garantire la ripresa della produzione”. I sindacati contestano anche l’esclusione dal confronto sull’Accordo di programma e chiedono chiarezza sulla cassa integrazione che coinvolge oltre 4mila lavoratori: “La trasformazione dello stabilimento deve partire da Taranto, non può basarsi solo su buone intenzioni. La decarbonizzazione si costruisce, non si improvvisa”.