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Policlinico di Foggia: equipe multidisciplinare per i pazienti transgender

Attualmente si effettuano circa 50 interventi di riassegnazione di genere all’anno con un tempo di attesa tra i 9 e 12 mesi

Il Policlinico di Foggia è diventato un punto di riferimento nazionale per le persone con disforia di genere, grazie a un percorso multidisciplinare che garantisce diagnosi, presa in carico e intervento chirurgico entro tempi definiti, in media 18 mesi. Il centro rappresenta oggi una realtà altamente qualificata e riconosciuta, capace di offrire un’assistenza completa, pubblica e interamente coperta dal Servizio Sanitario Regionale. Il Policlinico Riuniti di Foggia ha avviato i primi interventi di riassegnazione di genere nel 2023, consolidando nel tempo un’esperienza che oggi lo pone tra i centri più qualificati in Italia. Attualmente il Policlinico effettua circa 50 interventi di riassegnazione all’anno con un tempo di attesa tra i 9 e 12 mesi. In Italia esistono solo 3 centri che eseguono questa chirurgia nel Sistema Sanitario Nazionale (Torino, Firenze e Foggia), non considerando quei centri che lo fanno occasionalmente ed i cui tempi di attesa son molto lunghi (mediamente 2 anni) o i centri privati.

A disposizione del paziente transgender opera un’equipe multidisciplinare che affronta la disforia di genere con un approccio psicologico, medico e chirurgico. Il percorso è coordinato dal professor Antonello Bellomo, direttore dell’Unità Operativa di Psichiatria Universitaria, e coinvolge diversi specialisti di strutture ospedaliere. “Il nostro obiettivo – sottolinea il professor Carlo Bettocchi, urologo responsabile dell’UOS di Andrologia e della Chirurgia Ricostruttiva dei Genitali Esterni di Foggia, che vanta oltre trent’anni di esperienza in interventi di riassegnazione di genere – è offrire un’assistenza completa, sicura e rispettosa della persona. questa organizzazione permette ai nostri pazienti di ricevere tutte le terapie necessarie in sicurezza, evitando di rivolgersi a strutture all’estero dove, oltre a spendere molti soldi, si trovano spesso abbandonati in caso di complicanze”.

Infatti, una delle difficoltà e limiti attuali sono le lunghe liste d’attesa e la carenza di chirurghi specializzati in questo settore. La necessità di un approccio multi specialistico ed i ristretti spazi nelle sedute operatorie costituiscono spesso dei limiti nelle strutture ospedaliere. “Questa chirurgia è considerata “di nicchia” e proprio per questo bisogna creare degli spazi adeguati a poterla fare bene e con continuità – conferma il professor Giuseppe Carrieri, direttore UOC Urologia di Foggia e Presidente della Società Italiana di Urologia – un percorso integrato tra psichiatria, endocrinologia e chirurgia consente di ridurre i rischi, migliorare i risultati e assicurare benessere psico-fisico ai pazienti.”

La chirurgia di riassegnazione è coperta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma ci sono costi accessori (ticket, visite, esami, ecc.) e pochi sono gli ospedali che decidono di investire in questo settore. Al Policlinico di Foggia è attivo un percorso diagnotico terapeutico per la disforia di genere, che v dalla prima visita fino alla riassegnazione chirurgica e al follow-up post operatorio, come ci sottolinea il dott. Giuseppe Pasqualone, Direttore Generale Policlinico di Foggia, “non è stato facile organizzare una rete di specialisti nelle diverse strutture mediche e chirurgiche,così variegato e super-specialistico, ma abbiamo trovato la professionalità e disponibilità dei nostri medici e chirurghi per poterlo realizzare, una scommessa vinta visti i risultati fin qui ottenuti”.

Questa attività rappresenta un fiore all’occhiello per la nostra Regione e crea attrattività e flusso di pazienti all’interno del nostro SSN. “Questo modello organizzativo e la sua tempistica permette ai pazienti di affrontare la transizione in Italia e all’interno del Sistema Sanitario Nazionale – conferma il dott. Raffaele Piemontese, Assessore Sanità della Regione Puglia – rendendo possibile per tutti accedere alle cure necessarie e senza discriminazioni legate alla necessità di rivolgersi a strutture e medici privati. La Regione, quindi, è oggi in grado di autorizzare tutti i trattamenti entro i tempi previsti, garantendo così un accesso equo e tutelato alle cure”.

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