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Fidanzatini morti a Policoro: nuova iniziativa della mamma di Luca

“Il vescovo intervenga sul silenzio”: la famiglia Orioli si rivolge a monsignor Orofino

“Ho chiesto al vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro, monsignor Vincenzo Carmine Orofino,
di intervenire presso chi, testimone importante di circostanze rilevanti, perchè adempia all’obbligo che assume buon cittadino di dire la verità”: lo ha comunicato l’avvocato Antonio Fiumefreddo, per conto della signora Olimpia Fuina. La signora da anni chiede giustizia per la morte di suo figlio, Luca Orioli e
Marirosa Andreotta, i due fidanzati trovati senza vita in una villetta a Policoro (Matera) il 23 marzo 1988.
Nello scorso mese di agosto, l’avvocato ha presentato un’istanza alla Procura generale di Potenza per chiedere l’avocazione delle indagini, dopo l’ennesimo rigetto dell’istanza di riapertura da parte della Procura di Matera. Secondo la giustizia italiana, a causare la morte dei due ragazzi fu una folgorazione o un’intossicazione da monossido di carbonio. Una versione che Olimpia Fuina non ha mai accettato. L’avvocato ha spiegato di essere stato costretto a scrivere una lettera a monsignor Orofino, dal momento che “figurano tra i testimoni da sentire alcuni sacerdoti di Policoro, ma ci sono difficoltà nell’ottenere la possibilità di ascoltarli. C’è tra questi chi è stato testimone diretto della scena del crimine, essendoci stata manifestata una chiara ritrosia a rilasciare dichiarazioni testimoniali”. Sul caso ha preso posizione anche l’ex-pm Luigi De Magistris: a suo parere è stato “un duplice omicidio che poteri occulti volevano far passare per incidente domestico, perché i due fidanzatini erano testimoni di verità scomode”.

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