Operazione della Guardia di finanza. Usato un linguaggio in codice: un grosso carico era annunciato come “il Papa che arriva da Roma”
Traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, aggravati dalla finalità mafiosa. Sono queste le accuse nei confronti di otto persone, alcune già detenute per altri reati, residenti nella provincia barese. Si tratta di un’organizzazione radicata, strutturata e capillare, con punti vendita “h24” nel centro storico di Noicattaro, consegne a domicilio nella movida barese e un linguaggio in codice per sfuggire ai controlli. Le indagini sono state condotte dai finanzieri del Comando provinciale di Bari che, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Nel mirino degli inquirenti il clan Misceo, sodalizio mafioso operativo a Noicattaro ma con ramificazioni nei comuni di Gioia del Colle, Triggiano, Capurso, Bari e Fasano.
Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Giacomo De Gennaro, Davide De Marco, Eugenio Damiano Giuliani, Emilio Moretti; domiciliari invece per Cleto Caprioli, Gaetano Colaianni, Costantino Lavermicocca e Tommaso Ruggiero, tutti di Bari.
Gli indagati avrebbero gestito un’intensa attività di spaccio con veri e propri “punti vendita” attivi a ogni ora nel centro storico di Noicattaro, dove lo scambio di droga e denaro avveniva con il tradizionale “calo dei cestini” dai balconi e un servizio “a chiamata”, con consegne notturne a domicilio nei luoghi della movida barese. Per tentare di eludere le indagini la marijuana veniva chiamata “bob”, la cocaina “giubbotto della Versace” o “filo spinato”, l’hashish “limoni” e un grosso carico era annunciato come “il Papa che arriva da Roma”.
Gli arresti odierni rientrano nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Bari in cui lo scorso 1 aprile complessivamente 22 persone, ritenute appartenenti ai clan Misceo e Annoscia di Noicattaro. Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati circa 5 chili di cocaina, 16 di hashish, 21 di marijuana, una pistola con caricatore e 22 proiettili.