Massimo Calò, 52 anni, era detenuto nel al San Nicola ed era stato ricoverato dopo un malore. Aveva detto di essere caduto dal letto
Potrebbe essere stato aggredito in carcere Massimo Calò, il detenuto leccese morto lo scorso 4 febbraio al Vito Fazzi di Lecce. Era stato ricoverato dopo un malore causato, pare, da una caduta dal letto avvenuta giorni prima. L’ipotesi di un’aggressione si sta facendo largo in queste ore sui social dove sono comparsi dei post poi rimossi, in cui si fa riferimento ad una moka, una caffettiera con cui la vittima sarebbe stata colpita al capo durante un litigio avvenuto all’interno della sezione dov’era detenuto. Il colpo sferrato con violenza gli avrebbe procurato un vasto ematoma e l’emorragia interna sopravvenuta qualche giorno dopo. Calò aveva riferito ai medici di essersi procurato l’ematoma cadendo dal letto della sua cella. Ad avvalorare l’ipotesi sarebbe anche l’autopsia effettuata lo scorso 12 febbraio che ricondurrebbe l’ematoma interno ad un violento trauma subito.