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Manchette Fono VI.PI.

Ex Ilva: diffida a ministro dopo sentenza Corte Ue, stop Taranto

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea, si chiede l’immediato stop del siderurgico

Sul caso ex Ilva arriva la diffida al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e alla direzione Valutazioni ambientali del ministero: dopo la sentenza dei giorni scorsi della Corte di Giustizia Europea su Acciaierie d’Italia, le associazioni ambientaliste Genitori Tarantini e Peacelink chiedono di sospendere immediatamente l’attività produttiva della fabbrica di Taranto. I promotori della diffida si rifanno alla sentenza della Corte UE che ha stabilito che se l’attività industriale crea danno alla salute e all’ambiente, alla luce delle direttive comunitarie, va sospesa. La Corte ha inoltre stabilito che la Valutazione di impatto sanitario (VIS) – ai fini della stima degli eventuali riflessi della produzione sulla salute – deve
rientrare nell’iter di rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale oppure e che nell’istruttoria ai fini Aia vanno tenuti presenti tutti gli inquinanti, anche in forma cumulativa, derivanti dall’attività industriale in questione. Nella diffida al ministro dell’Ambiente, Genitori Tarantini e Peacelink (insieme all’ex europarlamentare dei Verdi, Rosa D’Amato) fanno presente che sono “scientificamente noti i gravi danni per la salute dei residenti, come attestato dal Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario (VDS), che definisce quale rischio non accettabile la produzione attualmente autorizzata e che i risultati mostrano nel quartiere Tamburi, prossimo allo stabilimento siderurgico, rischi superiori alla soglia di accettabilità”. Inoltre, sostengono i promotori della diffida, “la successiva VDS 2023 ha confermato i livelli di inquinamento degli anni precedenti e quindi il rischio è rimasto immutato” mentre “i dati Arpa hanno per di più indicato un trend di crescita per il benzene e anche delle polveri sottili per il periodo 2022-2023 (e quindi il rischio è tendenzialmente aumentato nonostante la produzione fosse la metà di quella autorizzata)”.

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