Scritta sulla statale 100. Imprese temono di perdere 140 milioni
“Benvenuti a Taranto, la città dei due bidoni di Stato”. E’ la scritta che campeggia su uno striscione che l’associazione Aigi, a cui aderisce l’80% delle imprese che lavorano con l’ex Ilva, ha issato sul cavalcavia
della statale 100 Taranto-Bari in corrispondenza dello stabilimento siderurgico. Una ulteriore iniziativa di protesta che si aggiunge ai sit-in davanti alle portinerie e al blocco delle attività in atto da diversi giorni per invocare misure concrete a tutela dei crediti vantati nei confronti di AdI, che ammonterebbero ad almeno 140 milioni di euro. Ieri gli imprenditori, in occasione dell’ispezione in fabbrica dei commissari di Ilva in As (interrotta dopo che l’azienda ha negato i dati sulla produzione), si sono presentati davanti alla direzione con bidoni di plastica vuoti con impresse le date del 2015, anno del primo commissariamento che comportò la perdita di crediti per 150 milioni, e del 2024 che dovrebbe segnare un nuovo ricorso all’amministrazione straordinaria. Gli imprenditori temono il “secondo bidone di Stato”: per questo Aigi ha convocato un’assemblea degli associati “per analizzare le ultime vicende ed assumere decisioni consequenziali che potrebbero persino sfociare in azioni estreme come la chiusura delle aziende. Decisioni che allo stato risultano inevitabili e che purtroppo determineranno conseguenze drammatiche per tutto il territorio ionico”. L’associazione riferisce di avere avuto ieri una “riunione tecnica” con la
delegazione dei commissari di Ilva in As e di aver anche “risposto alla richiesta di maggiori chiarimenti avanzata dallo Spesal della Asl con riferimento alla sospensione delle forniture di beni e servizi attuata dalle aziende dell’indotto”, precisando di essersi “limitata a comunicare ad AdI la decisione della maggior parte delle associate di sospendere l’esecuzione dei contratti in forza di quanto previsto dall’articolo 1460 del codice civile, specificando l’inadempienza del committente rispetto agli ordini già evasi”.