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Ex Ilva: indotto si muove per la cig, domani due incontri 

Vertici tra Aigi – Confindustria – sindacati

Domani alle 15.00 Aigi, l’associazione che raggruppa la maggior parte dell’indotto legato ad Acciaierie
d’Italia, l’ex Ilva, incontrerà i sindacati per l’avvio della procedura di cassa integrazione per il personale dipendente delle imprese. In mattinata, invece, i sindacati vedranno Confindustria Taranto sempre per lo stesso motivo. Secondo Aigi, la cassa nell’indotto è”una soluzione purtroppo non più rinviabile, vista la grave situazione che sta investendo, nuovamente, a distanza di quasi 9 anni, lo stabilimento ex Ilva
e che sta portando al tracollo delle imprese già gravate dal primo ‘bidone’ di 150 milioni di euro, consequenziale all’amministrazione straordinaria del 2015.Nove anni – dice Aigi – durante i quali nulla è cambiato. Nessun passo concreto per l’avvio del processo di decarbonizzazione che possa risolvere
definitivamente il dilemma lavoro-ambiente -salute”. “Per mantenere in equilibrio economico-finanziario lo stabilimento, serve produrre 6/8 tonnellate di acciaio annue. Serve produrre acciaio ecosostenibile. Per rendere lo stabilimento produttivo in chiave green, occorrono almeno dieci anni” mentre, dice Aigi,
“con la nuova amministrazione straordinaria si tornerebbe nuovamente ai nastri di partenza. Il rischio concreto, qualora dovesse concretizzarsi questa sciagurata ipotesi, è che passino altri dieci anni senza interventi concreti tanto da cancellare l’indotto e con esso il tessuto industriale generando l’assenza
di acciaio italiano nel panorama europeo. Il processo di decarbonizzazione è lungo e va programmato. Questo chiede l’indotto di Taranto. L’indotto di Aigi”. “Chiediamo chiarezza, non un’altra amministrazione straordinaria – afferma Aigi – che metterebbe in ginocchio un asset fondamentale del territorio che
è rappresentato dall’indotto”. E ancora: “Se davvero non dovessero arrivare i 120 milioni di euro di crediti che vantiamo da Acciaierie d’Italia, sarà decretato il tracollo sociale di un territorio che perderebbe imprese e imprenditori. Persone che si sono indebitate per fare impresa. Taranto – conclude Aigi –
rischia di diventare una citta’ di cassaintegrati. Una città desertificata”. 

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