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Inchiesta su emissioni ex Ilva, carabinieri in fabbrica

Per acquisizione documenti, su richiesta della procura. Intanto via a nuova cigs e stretta su credito a indotto 

I carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico (Noe) di Lecce ieri si sono recati negli uffici e
nelle sedi dello stabilimento siderurgico di Taranto per dare seguito a un ordine di acquisizione di documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria e rispetto al benzene, che è stato disposto dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo. L’iniziativa rientra nell’ambito di una inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.

Nella complicatissima vicenda di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, si aprono altri due fronti critici: l’avvio della nuova cassa integrazione straordinaria nello stabilimento di Taranto e la stretta sul credito
annunciata dalla banca che la stessa Acciaierie d’Italia ha delegato a trattare e gestire le fatture dei fornitori e delle imprese dell’indotto. Per la cassa straordinaria, il sindacato Usb ha comunicato che nelle scorse ore Acciaierie ha inoltrato alle sigle metalmeccaniche la lettera che avvia la procedura per
l’avvio di un nuovo anno di sospensione dal lavoro dal primo gennaio scorso, alla luce della proroga disposta dal Governo. La cassa straordinaria è già in atto in Acciaierie da molto tempo e il 2023 si è chiuso con tremila addetti sospesi temporaneamente dal lavoro, di cui 2.500 solo a Taranto, dove i dipendenti sono 8.200. Le norme ora prevedono che per quest’anno per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, sia autorizzato con un decreto del ministero del Lavoro – a domanda e in via eccezionale – un ulteriore periodo di cassa straordinaria fino al 31 dicembre 2024.

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