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Processo Bcc Terra d’Otranto. Non fu mafia: 5 assoluzioni e 2 anni e mezzo per Mazzotta

I giudici della prima sezione penale, hanno inflitto 2 anni e 6 mesi di reclusione all’ex sindaco di Carmiano ritenendolo responsabile di tentata estorsione

Si conclude con cinque assoluzioni e una condanna il processo sui presunti illeciti commessi nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto del maggio 2014, sulle quali la Procura di Lecce aveva ipotizzato il condizionamento della Sacra Corona
Unita. I giudici della prima sezione penale hanno inflitto 2 anni e 6 mesi di reclusione all’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, al centro del processo , all’epoca socio e amministratore di fatto della banca, ritenendolo responsabile per un unico capo di imputazione relativo ad un episodio di tentata estorsione e disponendo il non luogo a procedere per gli altri capi di imputazione riqualificati in violenza privata perché, escluse le aggravanti, gli stessi sono estinti per prescrizione . Il pm della Dda Carmen Ruggiero aveva chiesto invece una condanna a 8 anni e 6 mesi di reclusione . Rigettata la richiesta di condanna al risarcimento avanzata dalle parti civili . Insieme a Mazzotta erano imputati nel processo anche Luciano Gallo , Ennio Capozza, Giovanni Mazzotta, considerato vicino alla Scu Saulle Politi, già condannato per associazione mafiosa, e Maria Grazia Taurino. Tutti assolti . Mazzotta era accusato di aver favorito il fratello Dino per fargli ottenere la presidenza del Cda (ai danni di un altro concorrente), attraverso false autenticazioni delle firme dei soci

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